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L'ORTOLANO
Emberiza hortulana
Un bellissimo maschio di Ortolano fotografato da
W.Sassi
INTRODUZIONE E SCOPI DELLO STUDIO
«La gloria dell'Ortolano è finita. Dello "splendore di Bologna" si è perduta fin la memoria. Non più serbatoi, non più camerini con centinaia di prigionieri, amorosamente custoditi; non più raffinatezze di petti ingrassati... Non più scatole di Ortolani, spediti per il mondo intiero e per il mondo intiero celebrati...» Così, nel lontano 1892, l'Alberto Bacchi della Lega denunciava il drastico calo numerico dell'Ortolano, un tempo diffusissimo in buona parte della nostra Penisola e dell'Europa.
Che ne è stato di questo tanto celebrato Emberizide al cui preoccupante, quanto repentino, declino numerico hanno fatto rapidamente seguito anche tutti gli altri rappresentanti di questa Famiglia? Difficile dare risposte esaurienti ai numerosi quesiti che vengono spontanei quando si affronta lo spinoso argomento della sua sempre più accentuata rarefazione. Le cause che ne stanno determinando la scomparsa sono molto più profonde ed articolate e, nonostante le numerose indagini condotte da un'ampia schiera di ricercatori, ancora non sono state individuate con piena certezza. L'impiego di sostanze tossiche in agricoltura e le trasformazioni ambientali non bastano da sole a giustificare in toto l'allarmante situazione attuale tanto più che, quando questa tendenza ha iniziato a manifestarsi, erano fenomeni ancora del tutto sconosciuti.
Nello studio che segue, non cercheremo di dare risposte esaurienti ai quesiti poco sopra accennati in quanto la lacunosità delle conoscenze in merito non lo consente, bensì solamente di tracciare un quadro, il più preciso possibile, dell'attuale situazione in cui versa l'Ortolano.
COLLOCAZIONE SISTEMATICA
Pur senza volerci addentrare troppo nei meandri della classificazione scientifica degli uccelli, continuamente sottoposta a revisioni e modifiche mano a mano progrediscono gli studi in questo campo, è tuttavia necessario inquadrare correttamente la specie oggetto di questo lavoro.
L'Ortolano appartiene all'Ordine dei Passeriformi, Sottordine degli Oscini, Famiglia degli Emberizidi, Sottofamiglia degli Emberizini.
Gli uccelli appartenenti a questa Famiglia hanno 9 Remiganti primarie (la 10ª è pochissimo sviluppata e di difficile distinzione dalle Copritrici primarie); dimensioni da piccole a medie; becco conico, appuntito, robusto e, generalmente, provvisto di una protuberanza palatale («dente palatale»); unghie sottili, appuntite ed accentuatamente ricurve.
Gli Emberizidi sono diffusi sia nel Vecchio che nel Nuovo Mondo con circa 290 specie e numerosi Generi. Per lo più sono presenti nella parte settentrionale del Globo con, tuttavia, qualche eccezione relativa alle zone tropicali o subtropicali. Volutamente evitiamo di elencare tutte le specie comprese in questa poliedrica Famiglia al fine di non appesantire troppo questo studio che, lo rammentiamo, è dedicato esclusivamente al solo Ortolano (Emberiza hortulana). In seguito alla revisione sistematica operata dal Voous (1977) gli Emberizidi sono stati considerati una Famiglia a sé stante e non più associata a Fringillidi, Parulidi, Traupidi ed Itteridi. Le successive ricerche operate da Sibley & Ahlquist (1990) sul DNA suggeriscono pure una distinzione dai Cardinalini, un tempo considerati come una Sottofamiglia degli Emberizidi ed associata a quella degli Emberizini di cui l'Ortolano fa parte. Sebbene gli Emberizidi abbiano, con le specie sopra menzionate, notevoli affinità alimentari: sono infatti tutti granivori, tuttavia mostrano una selettività molto più elevata per quanto concerne il tipo di semi appetiti con una spiccata preferenza per quelli delle Monocotiledoni (Ziswiler, 1965, 1979). I semi vengono sgusciati con l'ausilio della lingua, dei forti muscoli mascellari e della protuberanza palatale. La dieta alimentare viene poi integrata con bacche, insetti ed altri invertebrati.
Dopo questa, forse lunga ma necessaria introduzione, passiamo ora alla «scheda tecnica» dell'Ortolano nella quale abbiamo riunito tutte le notizie che siamo riusciti ad attingere nei numerosi testi specializzati, antichi e moderni, consultati nonché dalle nostre dirette esperienze.
Etimologia - Ortolano: degli orti (quantunque negli orti e nei giardini non lo si veda mai); «Emberiza»: vedi sopra; «hortulana» da «hortulus» = orticello, diminutivo di «hortus» (Foschi F., 1986).
Nomi dialettali - Ortolàn, Terairòla, Liàbru, Ortoulàn, Trasòla, Ortràn, Ortranin, Nottuàn, Ortlàn, Ortolà, Tirabùs, Ortlaèn, Tirabüs, Filafüs, Ourtlàn, Urtulàn, Ortolanin, Ortolanèl, Ourtolàn, Urtlén, Urtlan, Viazùl, Viasùgn, Duradì, Giuradìf, Duraldì, Verdolìsa, Zippo, Notoân, Nuttuàn (Italia settentrionale); Ortolàno, Zigolo, Verzània, Ortolàro (Italia centrale); Urtulàno, Ortuàno, Muziatùre (Italia meridionale); Ortulànu, Jardinàru (Sicilia); Ortulàn (Malta). (Ettore Arrigoni degli Oddi, 1929)
Descrizione - Misura mediamente 16÷17 cm di lunghezza con sagoma tipica degli Emberizidi caratterizzata da un breve becco conico (nel quale è presente il classico “dente palatale” tipico della Famiglia) e da una coda relativamente lunga e sottile leggermente intaccata a “V” nella parte terminale. Dimorfismo sessuale discretamente evidente. Maschio adulto: testa, collo ed alto petto verde oliva; gola, anello perioftalmico e mustacchi giallastri. Parti superiori brune variamente sfumate con striature nerastre; groppone e sopraccoda bruno giallastro striato di bruno. Timoniere bruno nero con le centrali bordate di castano ed il paio esterno parzialmente marginato di bianco. Parti inferiori castano rossiccio con ascellari giallo pallido. Femmina adulta: disegno generale della livrea simile al m ad. con però le parti superiori più brunastre e scarso o nullo verde su capo, collo ed alto petto i quali, inoltre, sono marcatamente striati di bruno nerastro. Parti inferiori da bruno caldo a castano rossiccio sbiadito con striature bruno nerastre. Immaturi: mancano delle tonalità verdastre; parti superiori castano rossiccio con diffuse striature bruno nerastre. Inferiormente: gola e petto bruno giallastro striato di nerastro; restanti parti inferiori bianco-sporco soffuso di rossiccio; fianchi striati. Becco bruno rosato, conico ed appuntito con “dente palatale” poco accentuato. Zampe bruno rosato, sottili e munite di unghiette alquanto ricurve. Canto piacevole, sebbene un po' monotono in quanto costituito da una semplice strofa ripetuta più volte, generalmente emesso da posatoi più o meno elevati; talvolta anche nelle ore notturne. Il richiamo consiste in un verso sibilante di frequenza piuttosto elevata. Come per molte altre specie, il canto dell'Ortolano presenta numerose varianti geografiche («dialetti») anche all'interno della popolazione di una Nazione come risulta dagli studi di Helb (1981, 1986) condotti in Germania. Volo agile ed elaborato negli spostamenti su corte distanze; sostenuto e leggermente ondulato sui percorsi più lunghi.
Distribuzione - La specie si riproduce irregolarmente in ampio areale che, in Europa, va dai circa 66° di Latitudine Nord al bacino del Mediterraneo; approssimativamente esso è compreso nell'area interessata dall'isoterma di Luglio dei 15°÷30° C°. Manca, come nidificante, nelle Isole Britanniche, Islanda ed altre isole situate nel Mar Mediterraneo Occidentale. Le sue popolazioni sono in notevole contrazione numerica nella parte nord-occidentale dell'areale riproduttivo ed in espansione in quella orientale. Attualmente non si registrano cambiamenti importanti salvo una possibile recente colonizzazione dell'Algeria. Francia: la massima contrazione dell'areale riproduttivo si è avuta nell'arco temporale compreso tra il 1960 ed il 1990 dove è scomparso, come nidificante, da 17 Dipartimenti settentrionali; ora è confinato nel meridione di questa Nazione (Claessens, 1992). Norvegia: attualmente relegato in poche e frammentate località sud-orientali che un tempo costituivano il limite massimo del suo areale distributivo a nord. Nel periodo in cui la specie raggiungeva ancora l'estremità settentrionale della Scandinavia, la nidificazione non avveniva a livello del mare bensì a circa 500 m di altezza su pendii ben soleggiati e rivestiti da ginepri (Juniperus) ed altre essenze arbustive xerotermiche (Bannerman, 1953a). Recentemente (1987) è stata segnalata la nidificazione di una coppia nelle regioni settentrionali (V.R.) Svezia: negli anni '50÷'60, per l'effetto dei pesticidi, scomparve come nidificante nella parte meridionale di questa Nazione. Dopo la cessazione dell'uso di questi prodotti tossici la specie è andata pian piano riprendendosi senza, tuttavia, riuscire a rioccupare tutte le aree nelle quali era precedentemente presente. Durante il decennio 1970÷80 ha iniziato a nidificare nelle radure presenti nelle zone soggette a rimboschimento. Cecoslovacchia: la prima nidificazione è stata registrata nel 1860; successivamente la specie è andata diffondendosi fino agli anni '50÷'60 quando ha subito un arresto. Ungheria: l'areale riproduttivo è andato riducendosi a partire dal 1960. Attualmente vi è una sola popolazione stabile nel sistema collinare di Matra. Lettonia: la specie nel secolo scorso era molto rara poi, a partire dagli anni '30 ha iniziato ad espandersi verso nord-ovest. Attualmente l'espansione si è arrestata ed ora la specie è irregolarmente distribuita (Viksne, 1983, 1989). Accidentale in: Islanda, Faeroes e Canarie. Nidifica poi in: Asia centrale, fino alla Siberia occidentale; Asia Minore, Iran, Palestina, Siria - probabilmente nidificante nella parte nord-occidentale, necessita tuttavia di una conferma (Baumgart & Stephan, 1987) - ed Algeria dove la specie, un tempo rinvenibile solamente durante il periodo dei passi, a partire all'incirca dal 1977 ha iniziato a riprodursi regolarmente a Djurdjura con diverse dozzine di coppie. Sempre approssimativamente nello stesso periodo di tempo, si è poi certamente riprodotta a: Petit Kabylie; probabilmente anche nelle montagne Auris e, forse, pure a sud-est di Sétif (Burnier, 1977; EDHJ).
Distribuzione in Italia - La specie si riproduce irregolarmente nelle regioni del Nord e del Centro dove è presente fino al Molise ed alla Campania settentrionale. Sporadiche e limitate presenze si rinvengono inoltre nelle località montane più adatte della Basilicata e Calabria occidentali. Non sono noti casi accertati di nidificazione nelle Isole.
CARTINE DI DISTRIBUZIONE
Data la grande localizzazione dei siti riproduttivi, viene genericamente indicata la Nazione (per la distribuzione in Europa) o la Regione (per quella relativa all'Italia) dove la specie ancora nidifica. La maggiore o minore densità delle coppie nidificanti viene indicata con un tratteggio più o meno spaziato.
Areale riproduttivo dell'Ortolano nel Paleartico Occidentale
Areale riproduttivo dell'Ortolano in Italia
Stima delle popolazioni - Sono diminuite marcatamente nella parte centro-occidentale dell'areale riproduttivo ed aumentate in quella nord-orientale. Le contrazioni numeriche registrate nell'area occidentale sono probabilmente imputabili al degrado dell'habitat dovuto ai cambiamenti delle pratiche agricole. Per quanto invece riguarda il settore sud-occidentale il calo sembra sia dovuto alla caccia continua (Claessens, 1992). Non esistono prove probanti che il declino numerico fatto registrare dalla specie sia dovuto ad una diminuzione del successo riproduttivo (Stolt, 1993).
NAZIONE |
STIMA (n° coppie) |
NOTE |
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Albania
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1.000÷3.000
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Andorra
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3÷5
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Austria
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10÷20
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Marcato declino a partire dagli anni '50 (RW). Stimate circa 243 coppie nel 1978/79 (Biber, 1984) |
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Bielorussia
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1.000÷3.000
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Belgio
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0÷3 (1991)
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Meno di 100 coppie. Marcato declino a partire dagli anni '50 dovuto al cambio delle colture agricole ed alle alterazioni ambientali; forse pure per le recenti primavere fredde (Devillers et al., 1988). |
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Bulgaria
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10.000÷100.000
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Croazia
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1.500÷2.500*
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*= Dati da verificare con esattezza.
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Repubblica Ceca
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200÷300
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Marcato decremento a partire dal 1960 (KH). |
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Danimarca
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0÷1
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Estonia
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5.000÷10.000
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Finlandia
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150.000÷200.000
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Tendenza al rialzo a lungo termine (Koskimies, 1989).
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Francia
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10.000÷23.000
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Germania occ.
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2.000÷3.500
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Germania orientale
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3.000÷7.000
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Grecia
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20.000÷30.000
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Italia
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4.000÷8.000
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Marcato decremento a partire dagli anni '50÷'60
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Lettonia
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500÷2.000
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La popolazione ha iniziato ad espandersi a partire dagli anni '30; attualmente, però, questa espansione sembra si sia arrestata (Viksne, 1983, 1989).
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Lituania
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100÷500
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In leggera diminuzione a partire dal 1980 (Logminas, 1991).
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Moldavia
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6.000÷8.000
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Norvegia
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100÷500
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Drammatico decremento nel recente decennio dovuto principalmente al cambio delle pratiche agricole (V.R.).
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Olanda
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25÷35
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Sensibile decremento. Dalle 190÷225 coppie del 1975, la popolazione si è ridotta alle attuali 25÷35. Questo calo è dovuto anche al fatto che molti territori riproduttivi sono occupati da mm non accoppiati (Sovon, 1987).
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Polonia
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60.000÷120.000
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Recentemente molto numeroso come nel secolo scorso (Tomialoic', 1990).
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Portogallo
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1.000÷10.000
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Romania
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10.000÷30.000
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Russia
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10.000÷100.000
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Slovacchia
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1÷5
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Slovenia
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300÷500
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Spagna
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200.000÷225.000
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Svezia
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25.000÷100.000
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Svizzera
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200÷250
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Diminuito fortemente negli anni '50 ÷ '60 a causa dell'impiego massiccio di pesticidi in agricoltura, si è poi successivamente ripreso dopo la cessazione delle irrorazioni con questi prodotti (L.R.).
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Turchia
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1.000.000÷10.000.000
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Ucraina
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800÷2.500
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Ungheria
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10÷30
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Dopo il picco espansivo del decennio 1950÷60 (numerose centinaia di coppie), la popolazione è andata progressivamente diminuendo fino alle attuali 10÷30 coppie (G. Magyar).
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Algeria
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~ 120 |
Recentemente sono state censite numerose dozzine di coppie (EDH).
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Le cause della sua preoccupante rarefazione non sono state ancora del tutto appurate sebbene le estese alterazioni ambientali operate dall'uomo ed il massiccio impiego di sostanze tossiche in agricoltura sono tra le principali imputate. Tra i fattori secondari si annovera un elevato disturbo antropico (Rymkevich, 1977; Bülow, 1990), soprattutto durante il delicato periodo della riproduzione, dovuto alle pratiche agricole (fienagione, aratura, mietitura, ecc.) (Mal'chevski, 1959; Mildenberger, 1968; Conrads, 1969; Helb, 1974; Lang et al., 1990) che distruggono molti nidi. Un'altra causa di distruzione dei nidi è dovuta a fenomeni meteorici di forte intensità quali piogge e grandinate (Mildenberger, 1968; Conrads, 1969; Helb, 1974; Lang et al., 1990). Infine la predazione ad opera di: Corvidi, Mustelidi, serpi (principalmente Colubridi e Viperidi), ratti, cani e gatti randagi (Durango, 1948). La caccia, permessa solo in Francia nel Dipartimento delle Lande, pur avendo qualche responsabilità, soprattutto per quanto riguarda alcune popolazioni locali, non è certamente il principale fattore di diminuzione della specie così come tassativamente indicato da alcuni Autori (Claessens, 1992; H. Kutzenberger, 1994; et al.) pur se decisamente prevenuti nei confronti dell’esercizio venatorio.
Comune ed abbondante quasi ovunque fino alla metà del secolo scorso, l'Ortolano inizia a denunciare una progressiva rarefazione a partire già dall'ultimo venticinquennio dell'800. Tuttavia, fino alla soglia dell'attuale secolo, questo calo numerico si è mantenuto entro limiti abbastanza contenuti ed è solo a partire dalla fine del 2° Conflitto mondiale che esso assume proporzioni alquanto preoccupanti fino a giungere alla situazione precedentemente descritta.
Strategie conservative - L'habitat riproduttivo dell'Ortolano necessita di urgenti quanto inderogabili misure conservative riguardanti, soprattutto, i terreni agricoli sottoposti ad operazioni di falciatura, mietitura ed aratura durante il cruciale periodo della riproduzione. Le Nazioni maggiormente interessate a questa opera di conservazione sono, principalmente: Italia, Fennoscandia, Polonia, Portogallo e Spagna. In esse è indispensabile sviluppare un'agricoltura di tipo non intensivo con la creazione di piccoli appezzamenti, caratterizzati da un'elevata varietà di vegetazione erbacea, che intervallino in maniera ragionevole le grandi estensioni monocolturali. È poi necessario provvedere alla conservazione, al ripristino o alla creazione ex-novo delle siepi ai margini di campi, capezzagne, ecc. Non va poi sottaciuta l'improcastinabile esigenza di limitare al massimo l'impiego di pesticidi nella normale opera di protezione delle colture. Anche l'importanza della presenza di alberi ai bordi o alla congiunzione dei campi non è da sottovalutare in quanto essi, oltre a fornire un'ulteriore varietà alla dieta della specie, offrono anche siti riproduttivi ottimali. Nelle regioni caratterizzate dalla presenza di un'attività pastorale su terreni naturali o semi-naturali (specialmente: Francia meridionale, Grecia, Spagna e Turchia) è necessario mantenere questo tipo di sfruttamento agricolo eco-compatibile evitando, per quanto possibile, lo sviluppo di pratiche agricole intensive e favorendo, al contempo, quelle migliorie sopra accennate. Considerando poi che la Comunità Europea, con la direttiva 2078/92, prevede aiuti finanziari alle Nazioni od ai singoli agricoltori intenzionati a mettere in pratica questi suggerimenti, sarebbe auspicabile che anche nel nostro Paese si approfittasse di queste agevolazioni. Oltre a salvaguardare l'Ortolano e le altre specie ornitiche frequentanti le nostre campagne, ne trarrebbe un innegabile beneficio pure la nostra salute...
Habitat - Molto vario. Ambienti aperti: cespugliati, macchie, steppe, campi coltivati o meno con alberi sparsi, vigneti, ecc. sia di collina che di montagna. Occupa volentieri anche i pendii ripidi di forre, gole, burroni, i depositi alluvionali scoperti ed i terreni pietrosi scarsamente rivestiti di arbusti spinosi. Sebbene sia un uccello prettamente terricolo (si alimenta e nidifica sul terreno) tuttavia canta sovente appollaiato su rocce o bassi cespugli e, talvolta, anche dalla sommità degli alberi. Preferisce i luoghi molto soleggiati caratterizzati da un clima siccitoso o semi-arido a qualsiasi latitudine esso si trovi. Le zone coltivate aperte sono normalmente frequentate quando ricche di sostanze trofiche appetite. Pur non evitando i depositi golenali e le rive degli specchi d'acqua, tuttavia non sembra essere particolarmente attratto dagli ambienti umidi. È inoltre scarsamente attratto pure dagli insediamenti umani, soprattutto le città (Voous, 1960b; Dementiev & Gladkov, 1954). Durante lo sverno frequenta anche aree predesertiche, savane, stoppie, savane, pascoli dalla pianura alla media montagna. Rifugge le zone molto piovose. Altimetricamente raggiunge i circa 1.500÷1.600 m nella parte centro-settentrionale ed i circa 2.500 m in quella meridionale del suo areale distributivo.
Comportamento - D'indole schiva e tranquilla manifesta la sua presenza essenzialmente col canto del maschio emesso durante il periodo riproduttivo. Successivamente diviene silenzioso e la sua individuazione diventa alquanto difficoltosa a causa del comportamento elusivo e dell'abitudine di trascorrere molto tempo al riparo della vegetazione nel cui folto si muove agilmente saltellando di ramo in ramo. Di tanto in tanto, però, si posa anche sul terreno dove saltella elegantemente sebbene non vi si trattenga troppo a lungo. Socievole e gregario, ad eccezione del periodo riproduttivo, si riunisce in branchetti generalmente poco numerosi i cui componenti mostrano una spiccata tolleranza reciproca senza dar luogo a quelle contese solitamente frequenti negli altri Emberizidi. Vive in cattività alla quale si adatta abbastanza bene sebbene, nei primi tempi, si dimostri alquanto irrequieto fatto che, però, non gli impedisce di mangiare moltissimo. La maggior parte degli Ortolani ingabbiati, qualsiasi siano le dimensioni dell'aviario che li ospita, tendono ad ingrassare fortemente al punto da divenire, in breve tempo, delle incredibili pallottoline di grasso. Ad eccezione dei casi in cui questo “ingrassamento” era favorito con ogni mezzo per scopi alimentari, nei restanti gli allevatori si ingegnavano ad escogitare diete atte ad evitare l'eccessiva pinguedine dei loro ospiti. Queste preoccupazioni fanno ormai parte di un passato remoto in quanto, salvo casi del tutto particolari, la vigente legislazione vieta la cattura, l'uccisione e la detenzione di questa specie.
Cibo - La dieta alimentare dell'Ortolano è prevalentemente costituita da semi di numerose erbe selvatiche, Graminacee coltivate, Miglio, ecc.; nel periodo estivo sono poi appetite bacche mature di varie essenze vegetali. Durante il periodo della riproduzione l'allevamento della prole è fondamentalmente basato su Insetti e loro larve, Molluschi, Chioccioline, ecc.
Riproduzione - La conquista e la difesa di un territorio da parte dei maschi è generalmente più blanda rispetto alla maggioranza degli altri Zigoli rispecchiando, anche in questa occasione, l'indole tranquilla e pacifica della specie. Il nido è opera della sola femmina assistita dal maschio che si limita a seguirla e ad osservarla. Talvolta esso le vola appresso trattenendo nel becco qualche filo d'erba anche se poi li lascia cadere dove capita. In pratica una simulazione di partecipazione alla costruzione del nido il quale resta a totale carico della compagna. L'ubicazione è molto varia in quanto dipende essenzialmente dall'habitat scelto per riprodursi. Nei terreni coltivati a foraggio o a Cereali preferisce porlo al riparo di un cespo d'Artemisia o di Cardo ed ai piedi di qualche ceppaia nelle zone cespugliate. Normalmente viene costruito a livello del suolo in una sua leggera depressione rivestita con erbe secche e radichette ed imbottita di erbe e radici sottili e crini vegetali. Le uova, in numero di 4÷6 (2÷7), vengono deposte dalla 2ª metà di Aprile (Muntaner et al., 1983) - inizi di Maggio fino a Giugno-Luglio (Muntaner et al., 1983; Shirihai, in stampa) e covate per un periodo di 11÷12 (11÷14) giorni (Géroudet, 1951b; Mildenberger, 1968; Conrads, 1969) dalla sola femmina. Normalmente una (Europa settentrionale)-due (Europa meridionale) covate con possibilità di rimpiazzo in caso di perdita (Géroudet, 1951b; Mildenberger, 1968, 1984).
Migrazione e sverno - L'Ortolano è un migratore a lungo raggio che sverna nell'Africa sub-sahariana ad una latitudine compresa soprattutto tra i 5° ed i 10° N; tuttavia le aree di sverno non sono ancora state ben documentate (Zink, 1985; Stolt, 1987). La maggior parte delle segnalazioni di uccelli in svernamento riguardano le aree situate nell'Africa occidentale ed orientale. Piccole aliquote svernanti sono state segnalate anche per l'Arabia meridionale e l'Italia meridionale. Altre aliquote svernano poi nell'Asia sud-occidentale. L'esodo emigratorio avviene in piccoli gruppi generalmente composti da poche unità fino a circa una decina oppure isolatamente, sia nelle ore crepuscolari che in quelle diurne con una netta predilezione per le prime ore del giorno; col sole cocente il passaggio si arresta. Il viaggio verso i quartieri di svernamento viene talvolta compiuto in unione ai Prispoloni conservando però una netta distinzione specifica attraverso gruppi omogenei. La concentrazione di ricatture, durante il periodo dell'esodo autunnale, avvenute nella Francia sud-ocidentale (17); nella Spagna sud-occidentale (9); nella Svizzera (3) e nell'Italia settentrionale (1) suggeriscono che in queste ampie zone si trovino le aree d'ingrassamento necessarie alla specie per costituire le necessarie scorte energetiche atte ad intraprendere il lungo viaggio emigratorio. Sebbene la maggior parte delle ricatture di soggetti anellati sia avvenuta in autunno (~75%) tuttavia, nessuna di esse è stata fatta nella fascia predesertica a sud del Sahara. La direzione di marcia durante il periodo autunnale è disposta secondo il classico orientamento: Nord-Est/Sud-Ovest, come dimostrato dai dati relativi alle catture nei varî Osservatori Ornitologici disseminati lungo le principali rotte migratorie. La migrazione postnuziale, generalmente poco appariscente, inizia già dall'ultima settimana di Luglio, raggiunge l'apice tra la 2ª metà di Agosto e la 1ª di Settembre per poi esaurirsi nella 1ª settimana di Ottobre. I primi a muoversi sono i contingenti che si riproducono alle latitudini superiori. Considerando che nella Svezia meridionale e nella Danimarca il picco dei transiti si registra tra la 2ª metà di Agosto e la 1ª metà di Settembre (Rabøl, 1969; Edelstam, 1972; Ulfstrand et al., 1974; Enquist & Pettersson, 1986), analogamente a quanto si registra per la nostra Nazione, si può ragionevolmente ipotizzare una migrazione su ampio fronte che interessa contemporaneamente un'ampia porzione dell'Europa compresa tra le Nazioni citate. Le Isole Britanniche sono poco interessate al flusso migratorio dell'Ortolano (1.320 soggetti catturati nel periodo 1958÷85) e, secondo le ricerche condotte da Dymond et al. (1989), il 70% delle catture si è verificato in autunno principalmente sulla costa meridionale; il restante 30% è avvenuto in primavera e quasi esclusivamente sulla costa orientale. La Svizzera è interessata da consistenti passaggi autunnali che si concentrano principalmente al Passo del Col de Bretolet nello stesso periodo visto precedentemente (Dorka, 1966). Nella regione Mediterranea centrale ed occidentale l'entità dei passaggi è invece molto scarsa (Sultana & Gauci, 1982; Iapichino e Massa, 1989) con uno spostamento al mese di Settembre dei picchi migratorî (Stolt, 1977; Finlayson, 1992). I primi arrivi in Africa (costa orientale del Marocco) si registrano a partire dalla fine di Settembre alla metà di Ottobre (Smith, 1985). A sud del Sahara i passaggi iniziano dalla fine di Settembre per poi proseguire fino a Novembre, o addirittura a Dicembre, come osservato in Mauritania, Senegal, Gambia e Mali (Morel & Roux, 1966; Lamarche, 1981; Gec, 1984; Gore, 1990). Nella parte più orientale dell'areale riproduttivo, gli Ortolani abbandonano la Siberia occidentale dalla fine di Luglio a Settembre (Johansen, 1944; Gyngazov & Milovidov, 1977). Nel Kazakhistan gli esemplari che hanno nidificato nel nord iniziano a muoversi principalmente tra la metà di Agosto e la metà di Settembre; la direzione di marcia che essi seguono diverge però da quella tradizionale in quanto si dirigono decisamente verso Sud o Sud-Est (Korelov et. al., 1974). Nelle aree soggette ad allagamenti degli Urali nord-occidentali, le popolazioni locali abbandonano la zona a partire dalla metà di Settembre, tuttavia i passaggi proseguono fino ad Ottobre (Levin & Gubin, 1985). Al Passo di Chokpak, nel sud-est, i transiti migratorî culminano nel tardo Settembre con gli adulti che precedono i giovani; a differenza di quanto accade durante la migrazione di ritorno, i maschi e le femmine, di ogni classe d'età, viaggiano assieme (Gavrilov & Gistov, 1985). La migrazione prenuziale, in molte zone, risulta più evidente rispetto a quella autunnale. I transiti attraverso l'area Mediterranea occidentale e centrale va dal tardo Marzo alla 2ª metà di Maggio con esemplari ritardatari fino alla fine di questo. Le punte massime del ripasso coincidono solitamente con la 2ª meta di Aprile (Zink, 1985; Finlayson, 1992). In Libia i passaggi sono piuttosto scarsi nella regione di nord-ovest e, probabilmente, piuttosto frequenti in quella di nord-est (Bundy, 1976). Al Col de Bretolet (Svizzera) il ripasso culmina tra il 26 Aprile ed il 5 Maggio (Winkler, 1984). Per la Gran Bretagna e l'Irlanda, si registrano passaggi (o individui erratici) principalmente sulla costa del Mare del Nord con apice nella 1ª metà di Maggio (Dymond et al., 1989). L'arrivo nei quartieri riproduttivi del Belgio e della Germania (zona del Basso Reno) coincide con la 2ª metà di Aprile; per la Danimarca si registra uno spostamento alla 2ª settimana di Maggio; nella Svezia settentrionale il culmine degli arrivi si colloca principalmente nella 2ª metà di Maggio. Nella regione di Helsinki (Finlandia) da oltre 21 anni i primi esemplari di Ortolano fanno la loro comparsa mediamente attorno al 2 Maggio. I maschi precedono le femmine di circa 1÷2 settimane (Rabøl, 1969; Tizinen, 1979; Zink, 1985). Nella regione di S. Pietroburgo (Russia) gli Ortolani non ritornano fino alla 2ª metà di Maggio e gli arrivi si prolungano poi fino ai primi di Luglio (Mal'chevski & Pukinski, 1983).
Principali rotte migratorie dell'Ortolano (autunno e primavera)
Variazioni geografiche - Poco accentuate. Generalmente gli uccelli presenti nella parte più meridionale dell'areale riproduttivo hanno la livrea più chiara rispetto agli individui settentrionali. Le variazioni marcate di colorito che si possono riscontrare in alcuni soggetti sono esclusivamente individuali, solitamente dipendenti dalla loro età e senza nessuna correlazione geografica. Allo stato attuale non sono state individuate sottospecie. Quelle indicate da alcuni Autori per il passato, ad es.: Emberiza hortulana antiquorum (Europa meridionale); E.h. shah (Iran) e E.h. elisabethae (Mongolia) non sono state riconosciute valide.
Notizie varie e curiosità Il canto dolce e malinconico dell’Ortolano, onomatopeicamente descritto in vari modi: tri-tri-tri-ürrr; ecc., è composto dalle prime tre note aventi la medesima altezza mentre la quarta corrisponde ad un intervallo di terza maggiore discendente. Se questa caratteristica è nota a tanti estimatori del suo canto, forse non tutti sanno però che la famosa Quinta Sinfonia di Beethoven inizia proprio con questo motivo.
Conclusioni - Il presente studio, nonostante io abbia cercato di inserirvi la maggior quantità possibile di notizie attualmente rintracciabili nel vasto oceano della letteratura ornitologica europea, non ha tuttavia nessuna pretesa di esaustività in quanto ancora molte sono le incognite legate a questa e, praticamente, a tutte le altre specie rintracciabili nella nostra Nazione. Spero comunque di aver dato al lettore un'utile traccia per poter, eventualmente, approfondire l'argomento trattato magari con l'ausilio di pubblicazioni che ancora non mi è stato possibile consultare o rinvenire sul mercato librario.
Appello ai lettori - Considerando che per il nostro Paese vi è una oggettiva scarsità di notizie relative alla presenza dell'Ortolano, sia come nidificante che di passo (nei primi cinque anni di ricerche sulla migrazione ed il passo in Italia condotte nell'ambito dello «SKY-WAY PROJECT» ho ricevuto solamente 7 segnalazioni esclusivamente concentrate al Nord: Friuli V.G.; Veneto, Trentino e Lombardia), sarei oltremodo grato a tutti coloro che volessero inviarmi notizie dettagliate (località, date, consistenza della popolazione nidificante o dei passi, ecc.) relative a questa interessante specie al fine di riuscire a delineare un quadro, il più preciso possibile, sul suo status attuale.
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Ottobre 2002
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